BIOGRAFIA
PAST MEMBERS
Steve Hogarth
Ronald Steven Hogarth nasce il 14 maggio 1959 a Kendal, un paesino al confine tra l'Inghilterra e la Scozia. Non ha ancora compiuto i due anni quando il padre deve trasferire tutta la famiglia nella squallida e industrializzata Doncaster, episodio che, trentasei anni più tardi, verrà raccontato nella lirica di 'This Strange Engine'.
Il piccolo Steve comincia a interessarsi alla musica verso i sette anni: Beatles, KinkS e Traffic sono i primi sintomi di una passione che crescerà sempre più col passare del tempo. Ma Hogarth non prende affatto in considerazione di imparare uno strumento fino a quando rimane folgorato da un concerto dei Deep Purple, tenutosi a Sheffiled nel 1973. "E' stato il primo gruppo che ho visto su un palco. Non avevo visto mai niente di così emozionante" - ricorda oggi. Da quella sera il musicista in erba comincia a tempestare i genitori per avere un pianoforte. La prima formazione con cui l'aspirante rockstar esordisce si chiama Harlow, ma la band non dura molto. Nel frattempo, terminata la scuola, Steve si interroga sull'avvenire: la realtà provinciale della cittadina adottiva gli va stretta e, per affrancarsene, ci sono la facoltà di ingegneria o un avvenire nella musica. Alla fine prevale quest'ultima spinta: nel 1981 si unisce come tastierista e secondo cantante (buffo, nei Marillion avrà esattamente il ruolo opposto!) ai Motion Picture (poi divenuti Europeans) e, assieme alla moglie Sue, sposata appena l'anno prima, si trasferisce a Shepperton, quartier generale della band. Due album ('Vocabulary', del 1983 e 'Recurring Dreams' del 1984, caratterizzati per lo più da un pop elettronico tipicamente '80s, con qualche pretenziosità ma anche qualche canzone veramente buona come ' Acid Rain ') e un vasto tour non bastano a sfondare e gli Europeans si sciolgono nel 1985. Steve passa allora a fare il session man per Annabel Lamb, Julian Cope e per la 'mente' dei The The, Matt Johnso n. Verso la fine dell'anno riallaccia i contatti con Colin Woore, ex chitarrista degli Europeans, e assieme a questi decide di fondare gli How We Live. Sotto questa denominazione i due incidono l'album 'Dry Land' (1987), le cui liriche, tutte di Hogarth, lasciano già intravedere il potenziale del giovane scrittore. Musicalmente si tratta di un pop levigato e ben confezionato, godibile ancor oggi e comprendente almeno un paio di gioiellini: 'Working Town' e 'Dry Land', che verrà ripresa in seguito dai Marillion (con risultato, a mio avviso, inferiore all'originale). Un tour estivo promozionale permette inoltre a Steve di prendere maggior confidenza col palco e col ruolo di cantante a tutti gli effetti. Nel frattempo, i due scrivono parecchio materiale per un nuovo album. L'embrione della splendida 'Easter', finita poi su 'Seasons End', fa parte di quel pacchetto di canzoni che non vedranno mai la luce. Infatti, le stesse disavventure discografiche che avevano avvelenato gli equilibri negli Europeans determinano anche lo scioglimento prematuro degli How We Live . Da allora Steve conserverà sempre, verso il music biz, una diffidenza che si tramuterà, con gli anni, in netta avversione. Terribilmente deluso, Hogarth comincia a pensare di dedicarsi ad altro: "Presi in considerazione l'idea di andare a fare il lattaio" - è la frase che riassume il suo stato d'animo di allora. Medita di trasferirsi nel Nord del Paese e pone in vendita la casa. Nel frattempo, per mettere qualcosa da parte, si rende nuovamente disponibile come session man. Si fa avanti Toni Childs, vecchia conoscenza di Steve, la quale proprio allora sta mettendo a punto il suo splendido debut album 'Union'. Contemporaneamente Steve ha ascoltato il consiglio del boss della Rondor (la casa editrice cui il musicista è legato): questi l'ha informato che i Marillion cercano un vocalist e gli ha suggerito di inviare loro un nastro. "Dopo le vacanze natalizie" - rievoca Hogarth - chiamò Matt Johnson per sapere se ero disposto ad andare in tour con lui. Pensai che fosse una buona idea, nessuna responsabilità, nessuna pressione, solo fare concerti, divertirmi, vedere il mondo. Stavo meditando su questo quando squillò ancora il telefono: era il manager dei Marillion che mi invitava a incontrarli. Ero un po' scettico, perché l'ultima cosa che volevo era tornare al centro del palco, con tutto il da farsi che avrebbe comportato. Ma, alla fine, andai a casa di Pete . Mi sono piaciuti subito: non avevo mai incontrato musicisti così poco atteggiati e così disponibili. Mi dissero: "noi suoniamo qualcosa, tu prendi il microfono e canta qualsiasi cosa ti passi per la mente". Poi mi diedero un testo scritto da John Helmer [co-autore delle liriche da 'Seasons End' in poi - NdR] e così presi il microfono e incominciai a urlare mentre loro suonavano. Fu così che nacque 'The King Of Sunset Town' ". Terminata la peculiare audizione, i Marillion gli offrono l'ingaggio. Il cantante, con somma sorpresa della band ( che non conosce ancora il carattere riflessivo di Steve e ignora le sue delusioni precedenti), chiede un po' di tempo per pensarci. Quando finalmente accetta, viene subito coinvolto nella stesura di 'Seasons End' . Da allora, la sua storia, coincide con quella dei Marillion, alla quale vi rimandiamo per il prosieguo.
autore: marina lenti