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William Derek Dick "Fish"

L'artista conosciuto da tutti col nome di Fish è registrato all'anagrafe come William Derek Dick, nato a Edimburgo il 25 aprile 1958, sotto il segno del Toro (di cui indubbiamente possiede il talento artistico). Il piccino trascorre l'infanzia a Dalkeith, un tranquillo paesino situato ad est della capitale scozzese, oggetto delle cure di un'agiata famiglia della media borghesia. Figlio di Isabella, commessa in un negozio di abbigliamento maschile, e di Robert, titolare di un piccolo garage (nonché, anni più tardi, entrambi gestori a tempo pieno del fan club ufficiale dedicato all'illustre 'pargolo'!), Derek è il maggiore di due figli. La sorella Laura è di soli tre anni più giovane, ma, per stessa ammissione del cantante, "a causa della differenza d'età e di sesso, mi sono sempre sentito un po' come un figlio unico".
Di carattere è timido e introverso, e ai giochi sportivi con gli altri bambini preferisce di gran lunga la lettura e il collezionismo di fumetti. Il primo incontro decisivo della sua vita artistica (il primo di una lunga serie) avviene a cinque anni, con la musica dei Beatles. Questo precoce 'imprinting' non sarà  privo di effetti: rimarrà sopito per qualche anno, per poi esplodere, in tutte le sue conseguenze, al momento giusto... Ma, nell'immediato quotidiano, il piccolo Derek si trova per ora alle prese con ben altri problemi: dover decidere della propria educazione e, quindi, del proprio futuro. Concluse le elementari, ad una costosa scuola pubblica fuori città egli decide di preferire una meno prestigiosa scuola locale: "stavo troppo bene a casa mia e poi, il pensiero di una scuola per soli ragazzi... Una vita senza donne, persino a quell'età, era impensabile per me!" – è la giustificazione che Fish ama addurre ora, ripensando a quell'epoca. Ma la scelta non si rivela delle migliori: la scuola di Dalkeith si avvale di metodi così rigidi (gli 'insegnanti' adottano persino quell'orrore ignorante, nazista e sadico che è il ricorso alla cinghia) che il ragazzino ne è traumatizzato.
E' in quel periodo che Derek recupera l'interesse alla musica, forse in un tentativo – come tanti artisti prima di lui - di trovare un rifugio consolatorio alla brutale realtà scolastica.  Genesis e ELP sono i suoi primi amori. Seguono i Pink Floyd, i T.Rex e i Van Der Graaf Generator. A quattordici anni l'artista in erba pensa di formare un proprio gruppo. Il problema è che non sa suonare alcuno strumento e i tentativi poco convinti di provare a strimpellare la chitarra, il piano e persino la batteria non sono incoraggianti: la teoria e il solfeggio richiedono troppa pazienza e costanza e l'impulsivo Derek anela invece a risultati immediati. Non gli rimane che provare con il microfono.
L'autodidatta scopre che la cosa gli riesce immensamente più facile e inizia così a studiare pazientemente mosse e inflessioni di tutti i suoi eroi: Jon Anderson, Peter Gabriel, Rod Stewart, Robert Plant, Paul McCartney, Elton John, Ian Gillan, Roger Waters... Contemporaneamente, assistere per la prima volta ad un 'vero' concerto (gli Yes) si rivela la classica 'goccia': "non potevo credere che la gente se ne fosse andata in giro a vedere show come questo per anni mentre io me ne stavo tappato in casa!" – è il commento che segue a quell'esperienza. Il destino, a questo punto, è già al lavoro...
Derek ha intanto raggiunto l'età critica dei sedici anni, ed ha assunto i tipici atteggiamenti ribelli di tutti i teenager di questo mondo: contesta lo stile di vita borghese secondo cui è stato allevato, comincia a bere e a fumare, si fa crescere i capelli... Poco prima del diploma, suo padre gli regala la prima automobile. Grazie alla nuova libertà acquisita tramite tale mezzo di locomozione, inizia per Derek un periodo di baldoria e divertimento in compagnia degli amici: egrave; in questa fase che egli comincia ad accorgersi, per la prima volta, dello strano fascino che è in grado di esercitare sugli altri.
Divenutone consapevole, Derek inizia ad esplorare e ad esasperare i tratti più esibizionisti della sua personalità: racconta storielle, cerca costantemente di far ridere la comitiva e, un giorno, arriva persino a scuola vestito da cowboy. I compagni ormai impazziscono per lui.
A diciotto anni, scartata quasi subito l'idea di iscriversi all'Università di Edimburgo, egli trova impiego nel dipartimento di ricerche genetiche della Commissione Forestale. Per sua stessa ammissione, il lavoro consta, per lo più, nell'innaffiare piante (sic!). Nel frattempo continua a divorare riviste di musica e ad assistere a dozzine di concerti. La 'febbre' non ha mai smesso di crescere... Da questo primo impiego scaturisce la possibilità di frequentare un corso triennale di Scienze Forestali, comprensivo di applicazioni pratiche retribuite. Derek resiste un anno, poi pensa di tentare la sorte: la sua decisione di diventare un cantante è giunta, attraverso un lungo e annoso cammino, a maturazione.
Per prima cosa adotta quello che, d'ora innanzi diverrà il suo 'nome di battaglia': "scelsi di chiamarmi 'Fish'" – rievoca oggi il cantante – "perché questo era il soprannome che un amico mi aveva dato dopo che, un giorno, aveva atteso per due ore che terminassi di fare il bagno; e poi, anche perché era il soprannome di Chris Squire, bassista che io ammiravo molto; infine, perché era il nome del capo di una gang di romantici fuorilegge in una serie televisiva che guardavo da ragazzino".
La dea bendata gli dà una mano a compiere il secondo passo in occasione di un concerto di Peter Gabriel: lì Fish incontra un vecchio compagno di scuola la cui band, chiamata Not Quite Red Fox, è alla ricerca di un frontman. L'audizione non va molto bene e il gruppo consiglia al Nostro di fare prima un po' di esperienza con qualche altro gruppo. Derek trova allora un ingaggio coi Blewitt, i quali, pur non pensandola diversamente dai Not Quite, hanno un bisogno disperato di tappare il buco nell'organico e fanno quindi di necessità virtù. Ma, come si dice, 'la classe non è acqua': la stoffa c'è e, spettacolo dopo spettacolo, Fish affina la sua performance vocale e la tenuta del palco. Lo incoraggia caldamente il chitarrista della formazione, nel quale Fish troverà un amico per la vita: si tratta di quel Frank Usher che, un decennio più tardi, quando il Gigante intraprenderà la carriera solista, diventerà il suo lead guitarist. Seguendo i consigli di Usher, Fish abbandona il corso di Scienze Forestali, prepara un demo da spedire in giro e attende una nuova occasione, che non tarda ad arrivare: dopo un'audizione con tali Stranger, andata buca, Fish ne fa una per la Stone Dome Band e ottiene l'ingaggio. Qui incontra un altro personaggio-chiave della sua storia: Diz Minnitt, ricordato negli annali 'marillici' come il secondo bassista della famosa band di Aylesbury. Fish e Diz diventano amiconi, ma l'avventura Stone Dome non dura a lungo: i due decidono di trasferirsi a Cambridge per metter su una nuova formazione. Il soggiorno in quella città si rivela però solo un piacevole intermezzo goliardico: Fish e Diz si imbucano di straforo ai party, dormono di nascosto sui pavimenti delle camerate universitarie e... alla fine decidono di tornare a Dalkeith. Qui affittano un cottage e, di nuovo, cercano di mettere insieme una vera band. Nell'inverno del 1980 i due sono prossimi al collasso economico e pensano di separarsi. Ma il destino, ancora una volta, ci mette una pezza: poco prima di Natale, precisamente il 6 dicembre,Diz trova, su 'Musicians Only', un annuncio che sembra fatto apposta per loro. In esso, una non meglio identificata band di Aylesbury richiede appunto un bassista e un cantante. I due chiamano subito e scoprono così il nome del gruppo: Marillion. Scoprono anche che i Marillion si vantano di avere già molti show all'attivo e un seguito tale da permettere loro di disporre di un proprio merchandise.
Dopo l'usuale scambio di casette, il 2 gennaio 1981 Fish e Diz si recano ad Aylesbury per sottoporsi al rituale dell'audizione: si trovano davanti Mick Pointer, batterista e fondatore del gruppo, Steve Rothery, chitarrista giunto da Withby un paio d'anni prima, Privet Hedge, storico factotum della band, il tastierista  Brian Jelliman e, infine, un non ben identificato Guy, altro oscuro aiutante del cui ruolo nella vicenda si è presto perso il ricordo. Dopo aver rotto il ghiaccio al pub, il gruppetto, con alla testa un Fish piuttosto 'bevuto', si ritrova nel cottage di proprietà di Mick a intonare la genesisiana 'Supper's Ready'. I Marillion rimangono veramente impressionati dalla sua esibizione. Non altrettanto da quella di Diz, ma capiscono che, per il momento, se vogliono arruolare il Gigante nei ranghi, non hanno altra scelta se non quella di accettare anche il suo amico bassista. I due nuovi acquisti si trasferiscono così nella 'comune' rappresentata dal cottage di Pointer e la nuova formazione dei Marillion inizia a lavorare sul proprio materiale. Il primo risultato di questi sforzi confluisce in 'Close', che costituirà l'embrione di 'The Web'. Dal punto di vista umano, va sottolineato che risale a quell'epoca la nascita dell'intensa amicizia fra Fish e Steve Rothery: lavorando fianco a fianco, giorno dopo giorno, essi finiscono per sviluppare, incuranti della loro enorme diversità di carattere, un legame profondo di cui entrambi conservano ancora oggi un ricordo nostalgico, nonostante la violenta rottura intervenuta all'epoca della defezione di Fish.
L'esordio live avviene il 14 marzo 1981 al 'Red Lion' di Bicester. Si tratta di esibizioni ancora 'rudimentali', ma, gig dopo gig, Fish inizia a sperimentare trucco fosforescente, mimica e travestimenti in scena, obbligando anche gli altri a travestirsi, ad esempio, da monaci incappucciati e avvolti in lunghe tuniche. La presa sul pubblico d'ora in poi è assicurata.
Fish si improvvisa anche, con buon successo, booking agent per la band, ma tutti si rendono conto di aver ormai raggiunto uno stadio in cui si rende necessario un  professionista: armato del suo fascino migliore, il cantante riesce allora a catturare Keith Goodwin, le cui referenze vantano Yes e Black Sabbath. Col suo aiuto, la band ottiene ingaggi periodici al Marquee, recensioni sul 'Melody Maker' e su 'Sounds', passaggi a Radio One... I pezzi grossi del music-biz cominciano a notare la band, che da ora in poi non può più permettersi passi falsi: nell'organico ci sono carenze che vanno eliminate e la prima vittima di questa drastica 'potatura' è Brian Jelliman. Brian suona discretamente ma non reca alcun apporto compositivo. Diz è un altro anello debole nella catena. Dopo varie vicissitudini, le crudeli regole dello show-biz prevalgono sulla diplomazia e, purtroppo, anche sull'amicizia. Uno dopo l'altro i due vengono messi alla porta e rimpiazzati rispettivamente da Mark Kelly, oscuro tastierista proveniente dai Chemical Alice e da Pete Trewavas, bassista dei Metros (una sorta di celebrità locali). Con questa line up i Marillion effettuano, nella primavera dell'82, un tour di venticinque date in giro per tutta la Scozia, esperienza che consente loro di raggiungere l'affiatamento necessario coi due nuovi acquisti.
In autunno, la band viene messa sotto contratto dalla EMI, ed è pronta per l'avventura discografica: dopo un singolo di assaggio, 'Market Square Heroes', i ragazzi si rinchiudono nei Marquee recording studios e, sotto la 'regia' di Nick Tauber, sfornano il loro primo capolavoro, 'Script For A Jester Tear'.
Durante le registrazioni, però, le carenze tecniche di Pointer vengono 'al pettine', e poco dopo, senza troppi complimenti, il fondatore dei Marillion viene estromesso dal gruppo. Inizia così il 'valzer del batterista':a Mick succedono infatti,  l'ex Camel Andy Ward, John Martyr e Jonathan Mover. Finché, un bel giorno, si presenta un tipo di nome Ian Mosley, sessionman con un carnet per tutti i gusti: Curved Air, Steve Hackett Band, Manfred Mann, Gordon Giltrap, oltre a importanti musical come 'Hair' e Jesus Christ Superstar'. Assunto dapprima in prova, egli non tarda a conquistarsi la fiducia degli altri musicisti e ad ottenere infine un posto permanente in quella line up che farà conoscere al mondo il nome dei Marillion e che gli procurerà uno spazio, forse piccolo ma senz'altro indelebile, nella Storia del Progressive Rock.
Non staremo a ripercorrere ora, le ulteriori tappe della band: ne uscirebbe un libro! Basterà ricordare che la storia di Fish continua, da qui in avanti, ad identificarsi con quella dei Marillion e della loro escalation verso il successo attraverso la realizzazione dei due seguenti dischi da studio ('Fugazi' e Misplaced Childhood'), con relativi tour sempre più vasti, lunghi e stancanti.
Arriva il 1987: è un anno decisivo per Fish, sia sotto il profilo privato che sotto quello artistico. Per quanto riguarda il primo, egli convola a nozze con la bellissima ex modella Tamara Nowy, incontrata due anni prima a Berlino (dove il gruppo stava registrando 'Misplaced Childhood'), amata più o meno sedutastante secondo il classico modulo del 'coup de foudre' e immortalata nei video di 'Kayleigh' e 'Lady Nina'.
Per ciò che concerne il secondo, egli si trova in uno stato d'animo particolarmente agitato e confuso: risente, forse più degli altri  (atteso il suo ruolo di frontman non solo sul palco ma anche nelle PR con la stampa e i fan)  dell'accumulo delle tensioni derivate dall'inaspettato successo mondiale dell'album precedente, cui il singolo 'Kayleigh' ha fatto da favoloso apri-pista. La travagliata gestazione di 'Clutching At Straws', condotta tra innumerevoli litigi, è il primo, ancora impercettibile segnale che qualcosa è cambiato all'interno delle dinamiche del gruppo. La sintonia tra Fish e il resto della band è sparita  e le devastanti liriche di 'Clutching' evidenziano schiettamente un uomo sull'orlo di un abisso autodistruttivo: "quando nascondi i ventinove [anni – NdR], lo sai che non è un crimine bruciare un po' più in fretta ora", sono i versi che si leggono in 'Torch Song'. Fish capisce che, per non rimanere psichicamente annientato, deve prendere una decisione drastica e il 16 settembre 1988, concluso il Clutching At Straws Tour (in cui si registrano ulteriori evidenti segni di crisi), la fa ufficializzare dalla casa discografica: il comunicato stampa che presto rimbalza da una redazione all'altra rende indubitabilmente noto che "Fish ha lasciato i Marillion". A dispetto dei toni accomodanti e diplomatici, non si tratta di uno strappo indolore: seguiranno anni di  comprensibile acrimonia da entrambe le parti e solo da qualche tempo, con la maturità dei quarant'anni che si approssimano per entrambe le fazioni, si sta assistendo al disgelo e alla ricomposizione dei rapporti personali.
L'addio di Fish ai Marillion non è comunque un addio alle scene né da parte del gruppo - che continuerà imperterrito rimpiazzando il posto vacante con l'ottimo Steve Hogarth - né da parte del Gigante scozzese. Questi intraprenderà una carriera solista il cui esordio è datato gennaio 1990, con l'uscita del  bellissimo 'Vigil In A Wilderness Of Mirrors', composto assieme a Mickey Simmonds (session man già militante nei ranghi di Camel  e Mike Oldfield) e ancora fortemente pervaso dal sound marillico. Un mese dopo Fish è già in tour per promuovere il lavoro, affiancato dallo stesso Simmonds alle tastiere, dai fratelli Steve e Mark Brzezicki rispettivamente al basso e alla batteria, e da ben due chitarristi. Uno è Robin Boult, grande amico di infanzia di Pete Trewavas. L'altro è il vecchio compagno di viaggio dei giorni con la Stone Dome Band: si tratta di Frank Usher, l'uomo con cui Fish ha un 'debito' di gratitudine per essere stato da lui incoraggiato a  diventare quello che ora è.
Successivamente lo Scotsman si imbarca in una battaglia legale volta a risolvere il contratto con la EMI: riavere indietro la propria libertà significherà scendere ad onerosissimi patti con la potente major, e il cantante ne uscirà con le ossa e... le tasche rotte. Il sospirato cambio di etichetta, a quel punto, può comunque aver luogo e Fish realizza così due album per la Polydor: il primo è 'Internal Exile', uscito nel 1991 e dedicato alla amatissima figlioletta Tara Rowena, nata nel frattempo; il secondo è 'Songs From The Mirror', uscito l'anno successivo. 'Internal Exile', discreto lavoro in cui il Gigante è ancora parzialmente coadiuvato dall'apporto di Simmonds, soffre un po' dell'indecisione fra la scelta folk e quella rock, mentre 'Songs From The Mirror', raccolta di cover che spaziano fra David Bowie (la 'Five Years' fishiana dà dei punti all'originale!), gli Argent, i Moody Blues, i Genesis e altri vecchi eroi di gioventù, rappresenta più un'escamotage contrattuale che un'operazione fortemente voluta.
I due dischi, benchè supportati dai relativi tour, non vengono promossi adeguatamente dalla nuova casa discografica e così Fish decide di fondare una propria indie, la Dick Bros. Grazie ad essa realizzerà il successivo album 'Suits' (1994), purtroppo il lavoro musicalmente meno riuscito del Fish solista (per lo meno a giudizio di chi scrive). Per la stessa etichetta il cantante commercializza poi, attraverso la rete dei suoi vari fan club europei, una serie di CD live (la maggior parte dei quali rieditati ora dalla Roadrunner) che testimoniano gli episodi più brillanti delle tournée soliste.
Nel 1997 è la volta dell'uscita, sempre su etichetta Dick Bros, di 'Sunsets On Empire'. L'album precedente non ha venduto granchè e Fish, per questo nuovo disco, vuole un 'tocco' particolare: chiede così aiuto a Steven Wilson, cantante, chitarrista e mente dei Porcupine Tree. Curiosamente, la stessa idea, in contemporanea, viene anche a Steve Hogarth. Anche Hogarth ha infatti in preparazione un album solista, il primo della sua carriera. Wilson sceglierà però di lavorare con Fish perché, mentre Hogarth è 'solamente' alla ricerca di un produttore, 'Sunsets On Empire' abbisogna anche delle sue prestazioni con la chitarra, nonchè di grossi interventi in fase di stesura e arrangiamento. Ciò significa che, in questa sede, Wilson avrà occasione di esercitare la propria creatività in modo più libero e ampio. Il suo intervento conferisce indubbiamente un'impronta più originale e moderna alla direzione musicale che Fish aveva intrapreso ultimamente e l'album finisce per piacere a quasi tutti. 'Sunsets' è oggetto di una lunga tournée mondiale, al termine della quale lo Scozzese si ritira nel Castello di Marouatte (dove i Marillion, nel '93, hanno composto il capolavoro 'Brave') e lì realizza un demo che servirà come base per il nuovo parto da studio, 'Raingods With Zippos'.
Altri brani vengono aggiunti successivamente, una volta tornato in Scozia, con l'ausilio più o meno massiccio di vari collaboratori (tra cui, nuovamente, Mickey Simmonds e Steven Wilson). L'album, nonostante i celeri tempi di realizzazione, vedrà però la luce solo questa primavera. I più impazienti  si possono consolare, intanto, con l'assaggio delle due inedite apparse sull'antologia  'Kettle Of Fish'....

autore: marina lenti